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Le certificazioni per trovare lavoro all’estero e nella cooperazione internazionale
Quali sono le certificazioni da inserire nel CV per lavorare all’estero e, in particolare, nella cooperazione internazionale? In questo articolo ti aiuteremo a capire quali sono le certificazioni più utili e come evidenziarle in modo efficace nel curriculum.
Che cosa sono le certificazioni?
La certificazione è un documento che serve a dimostrare l’autenticità di un prodotto o servizio oppure, circoscrivendo il significato a quanto ci interessa, di una determinata conoscenza. In questo caso, si tratta in genere di un sapere acquisito al di fuori del percorso curricolare ordinario, e cioè al di fuori della scuola superiore o dell’università (le conoscenze acquisite in queste sedi, infatti, sono già certificate dal diploma di maturità o di laurea).
Le certificazioni variano a seconda del settore, della tipologia di istituto che le rilascia, dell’obiettivo che hanno e – inutile dirlo – sono moltissime. Per dare un primo orientamento al discorso possiamo suddividerle in due macro-categorie principali:
- certificazioni teorico-disciplinari, che attestano la conoscenza di una determinata disciplina, come le certificazioni linguistiche e quelle digitali;
- certificazioni pratico-professionalizzanti, che attestano la capacità di svolgere un compito, o dei compiti, in un determinato ambito, come le certificazioni di project management.
A volte le due tipologie non sono così nettamente separate; spesso, anzi, tendono a sovrapporsi, perché le certificazioni interessano principalmente chi lavora, professionisti o aspiranti tali, e per chi lavora è fondamentale che la teoria non sia mai completamente disgiunta dalla pratica. Tener presente questa suddivisione può però aiutare a chiarirsi le idee per capire quali certificazioni possono effettivamente essere utili nel CV.
È utile inserire una certificazione nel CV?
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Nel curriculum di una persona che cerca lavoro all’estero o nella cooperazione internazionale possono essere utili diverse certificazioni, ma attenzione: le valutazioni vanno sempre contestualizzate. Si può dire che è utile inserire una certificazione nel curriculum soprattutto se ci si trova in una, o più, delle seguenti circostanze:
- Se è esplicitamente richiesta nell’annuncio di lavoro: in questo caso, il tipo di certificazione sarà indicata nei requisiti (verifica se si tratta di un plus, un nice-to-have o un must-have).
- Se, pur non essendo esplicitamente richiesta nell’annuncio di lavoro, è molto pertinente al ruolo e può perciò rappresentare un vantaggio competitivo importante rispetto agli altri candidati.
- Se hai da poco concluso gli studi e la tua formazione copre altre aree del sapere, rispetto alle quali la certificazione dimostra competenze complementari e pertinenti alla candidatura.
- Se hai da poco concluso gli studi, non hai molte esperienze professionali e la certificazione deriva da un percorso dal taglio prevalentemente pratico e applicativo.
- Se sei un professionista di lungo corso ma vuoi fare un avanzamento di carriera oppure cambiare del tutto carriera; in quest’ultimo caso, la certificazione è in genere il primo passo per intraprendere la strada nuova.
Come stabilire se una certificazione è di qualità
Il numero e le tipologie di certificazioni esistenti, così come gli enti che le rilasciano, sembrano crescere in modo esponenziale, e orientarsi può non essere facile. Come stabilire la qualità – il valore effettivo – di una certificazione? In altre parole: come valutare se ha senso studiare per acquisirla e poi indicarla nel CV? Il primo criterio consiste nel verificare la serietà dell’ente che la eroga. Se l’istituto che ha creato la certificazione, o è autorizzato a rilasciarla, ha una buona reputazione ed è ufficialmente accreditato e riconosciuto, la certificazione avrà valore analogo.
Questo criterio però non sempre si può utilizzare. Per molti mestieri nuovi che richiedono skill molto specifiche o conoscenze molto recenti – si pensi al mondo del digitale, che si sviluppa a ritmi forsennati e richiede un aggiornamento continuo delle conoscenze – bisogna fare delle ricerche più approfondite, informarsi bene sul corso, sui programmi didattici, sui docenti, sul tipo di certificazione che viene rilasciata, e ovviamente sui costi. Non bisogna mai esitare a chiedere informazioni dirette ed esaustive a chi lo organizza, nonché l’opinione di chi lo ha frequentato. È buona norma anche rivolgersi a professionisti che operano già nell’ambito di tuo interesse e a esperti di settore che abbiano comprovata esperienza, i cui consigli possono essere una fonte molto preziosa di consigli.
Le certificazioni da inserire nel CV per chi vuole lavorare all’estero
Le due voci che non possono mancare nel curriculum di chi vuole lavorare all’estero – ma verrebbe la tentazione di dire di chi vuole lavorare tout court – sono le competenze linguistiche e quelle digitali, che oggi possono a tutti gli effetti considerarsi strumenti trasversali indispensabili
Certificazioni linguistiche
Qualunque sia il settore professionale che ti interessa, per lavorare all’estero bisogna conoscere almeno una lingua straniera: idealmente quella del paese di destinazione e una seconda di uso globale, prima tra tutte l’inglese. Per scegliere la certificazione linguistica opportuna è bene affidarsi a quelle rilasciate dai ministeri dell’istruzione dei vari paesi, da organizzazioni riconosciute a livello internazionale o enti istituzionali. Qui di seguito riportiamo alcune delle più note, quelle che più di frequente vengono indicate nei curricula.
- Inglese: IELTS (International English Language Testing System), TOEFL (Test of English as a Foreign Language).
- Francese: DELF (Diplôme d'Études en Langue Française).
- Spagnolo: DELE (Diploma de Español como Lengua Extranjera), SIELE (Servicio Internacional de Evaluación de la Lengua Española).
- Tedesco: Goethe-Zertifikat.
Certificazioni digitali
Un’altra area di competenza molto utile per chi vuole cercare lavoro al di là dei confini nazionali è quella del digitale, che però è vastissima e in continua evoluzione. In questo caso serve, prima di tutto, mettere a fuoco quali sono le competenze informatiche richieste nel settore di tuo interesse, e in seconda battuta il livello di competenza necessario per rendere competitiva la tua candidatura.
Se vuoi compilare l’application per un ruolo amministrativo, che prevede in prevalenza compiti di segreteria, nel CV può andar bene segnalare il livello base della Patente Europea del Computer, che oggi si chiama Certificazione Internazionale di Alfabetizzazione Digitale (International Certification of Digital Literacy, ICDL). Se invece per esempio vuoi occuparti di sicurezza informatica, cloud computing o intelligenza artificiale a livello avanzato, anche se hai già una formazione in ambito tech e IT, dovrai con ogni probabilità specializzarti ulteriormente, tenendo presente che in questo caso sono spesso le stesse aziende provider di prodotti e servizi informatici a organizzare i relativi corsi.
Le certificazioni più richieste nella cooperazione internazionale
Chi vuole lavorare all’estero ma nello specifico ambito della cooperazione internazionale deve saper operare in contesti difficili, spesso con risorse limitate e in situazioni di emergenza, e contribuire con efficacia allo sviluppo di progetti di tipo sociale, sanitario, economico, ambientale. Quali certificazioni, nel CV, dimostrano queste capacità?
Certificazioni di Project Management
Nel CV di chi aspira a lavorare nella cooperazione internazionale sono di certo utili le certificazioni di project management, dal momento che un compito cruciale, nella cooperazione internazionale, è la gestione efficace dei progetti. Ne esistono di diverso tipo e servono ad attestare la conoscenza di specifici approcci alla gestione dei processi, tecniche di implementazione del flusso di lavoro, pratiche standard per ottimizzare l’utilizzo delle risorse, e così via.
Una certificazione riconosciuta a livello internazionale è quella di PMP (Project Management Professional), considerata gold standard nella gestione dei progetti, così come le certificazioni che attestano la conoscenza di Scrum e Agile, framework collaudati per gestire progetti complessi e migliorare la comunicazione tra i membri del team.
Certificazioni di tipo sanitario
Un comparto particolarmente importante della cooperazione internazionale è quello sanitario, che richiede anche a medici e operatori di settore conoscenze specifiche, per esempio legate alla pianificazione degli interventi di salute pubblica o alla gestione delle emergenze. In questo caso, nei CV dei candidati e delle candidate saranno apprezzati corsi di formazione continua sulle criticità sanitarie dei paesi in via di sviluppo, specificatamente orientati alle esigenze locali, purché erogati dagli ordini professionali o da provider di formazione da questi accreditati. Sul fronte delle certificazioni, possono servire quelle di project management specifiche per l’assistenza sanitari così come gli attestati di frequenza rilasciati da istituzioni riconosciute a livello internazionale come l’OMS, che periodicamente ne organizza.
Certificazioni per la cooperazione internazionale
Infine, siccome ai professionisti della cooperazione internazionale si richiedono competenze e conoscenze di varia natura, esistono corsi di formazione specifica. Questi corsi possono includere argomenti legati allo sviluppo sostenibile, alla situazione geopolitica internazionale, alla mediazione interculturale, alla gestione delle crisi umanitarie e molto altro. Per una panoramica sull’offerta formativa disponibile in Italia, rimandiamo agli articoli del portale dedicati. I relativi certificati, previa verifica dell’affidabilità dell’ente che li eroga e della validità dell’offerta formativa, hanno indubbiamente il loro perché nel curriculum.
Le certificazioni nel CV: dove inserirle e come evidenziarle
Scelta la certificazione da inserire nel curriculum, il lavoro non è finito: bisogna inserirla nel posto giusto e metterla opportunamente in evidenza, perché sia efficace. Lo spazio, nel CV, è ridotto e non va certo sprecato. Secondo la suddivisione standard del curriculum, l’ordine delle sezioni è così predisposto: contatti, profilo personale, esperienza lavorativa, formazione, competenze e infine, tra i dati opzionali, hobby e certificazioni.
Ora, se la certificazione è importante nulla vieta di modificare l’ordine delle sezioni e di attribuirle una posizione di rilievo, magari adiacente alla formazione oppure, addirittura, subito dopo il profilo personale, prima ancora delle esperienze lavorative. Se hai più di una certificazioni di rilievo, la sezione a parte è d’obbligo.
A questo proposito, è importante sottolineare due aspetti. Uno: la struttura del CV non deve essere per forza a blocchi orizzontali, come siamo abituati a pensare usando i documenti di testo per creare il CV. Due: per sfruttare altri tipi di struttura, per esempio per includere colonne laterali o creare spazi ad hoc, è vivamente consigliato usare dei modelli di CV preimpostati. I più versatili e intuitivi da usare sono i generatori di CV online, che consentono di creare curricola in un attimo senza preoccuparsi di grafica e formattazione, perché sono fatti apposta per garantire esiti professionali.
Infine, anche se la certificazione è riconosciuta a livello internazionale, è sempre buona norma specificare l’ente che l’ha rilasciata, il punteggio conseguito, i temi trattati, le modalità di erogazione del corso (in presenza, da remoto ecc.) e qualsiasi altra informazione possa essere utile a chi legge la candidatura.
Per concludere, in un mercato del lavoro globale sempre più competitivo, e in comparti professionali che richiedono un bagaglio di competenze mirate e aggiornate, le certificazioni possono dare una marcia in più al curriculum. L’importante è vagliare bene il valore della certificazione quindi, a monte, valutare l’affidabilità dell’ente che la eroga e l’effettiva utilità dei contenuti che propone. Dopodiché bisogna inserire la certificazione nel CV in modo efficace, affinché il valore aggiunto che conferisce al candidato o alla candidata non rischi di passare in secondo piano ma, al contrario, spicchi in piena evidenza fin dal primo sguardo.